Avere vent’anni (di più) #02
Se avessi vent’anni di più passerei questi giorni di Lucca Comics & Games da pensionato, in quella fase della vita in cui non essendoci più l’obbligo del lavoro è possibile – se salute e un minimo di denaro lo permettono – rincorrere i sogni e le passioni che non è stato possibile raggiungere prima. Magari passerei il pomeriggio con mio nipote, in quel regno di tonteria abitato solo dai nonni, vezzeggiandolo con un parlare ipocoristico da far venire il diabete.
È che ho vent’anni di meno e non ho nipoti né pensione, anche se il parlare di fronte al mio bambino, è totalmente simile a quello che potrei avere fra vent’anni…
Se avessi vent’anni di più penserei a quei cosplayer mezzi nudi che sfidano l’autunno, penserei che esser giovani è bello. Siccome ho solo vent’anni di meno… mi stringo lo stesso nella sciarpa d’ordinanza quando vedo un simile sprezzo della temperatura…
Avessi vent’anni di più vorrei portare mio nipote a scovare vecchi fumetti da collezione, narrando le gesta di Nembo Kid o del Grande Blek, lo proteggerei dalla folla spavaldo come un Tex Willer d’annata. Ho vent’anni di meno e non riesco, già da ora, a frequentare la folla, più che un Tex sembro un giaguaro in catene quando rimango bloccato nella calca. Sarà mica che devo andare in pensione per calmarmi?
Una sera però la dedicherei per me, con vent’anni di più, è la sera degli Slow Feet, il gruppo di Franz di Cioccio. Andrei a sentirli suonare indossando orgoglioso una vecchissima maglietta stinta, salvata dalle ire di una moglie arpia (o magari mi godrei lo spettacolo con una dolce compagna anche lei in maglietta PFM), sentendomi leggero per una notte. Ho vent’anni di meno e Franz che suona non me lo perdo anche a quest’età, nossignori. Siccome ho vent’anni di meno sono andato a intervistarlo e ho scoperto una incredibile coincidenza: questo nuovo progetto è proprio ciò che io vivrei se avessi vent’anni di più: “Ho sempre amato la pittura – mi racconta – avrei voluto fare il pittore ma papà non volle. È stata la pittura a consegnarmi alla musica. I pennelli hanno le impugnature di legno, una sera mentre dipingevo e ascoltavo la radio ho rovesciato i pennelli cominciando a battere il ritmo. Così sono diventato musicista, papà, musicista anche lui non ha detto di no. Ho studiato musica e poi è iniziata la mia carriera.
Oggi posso riunire le mie due grandi passioni: la musica e l’immagine.
Adoro i fumetti, anzi, il fumetto in quanto mezzo, stile, narrazione. Sai che sono un vero esperto?”
Franz inizia a sciorinare nomi, edizioni, disegnatori, una vera enciclopedia vivente. Parliamo per una buona quarantina di minuti ripercorrendo aneddoti, concerti, fotografie, fumettisti. Scopro un universo di amore verso il disegno, un amore gentile eppur passionale ma la cosa che mi tocca e che mi toccherà – son sicuro – nel profondo anche fra vent’anni è questa frase: “Quando non riesci a realizzare un sogno, è bello incontrare qualcuno che condivida il tuo sogno e che possa realizzarlo. Devi regalargli il tuo entusiasmo, è una lezione che dovrebbe imparare ogni uomo”. Franz stava parlando del suo incontro con Andrea Pazienza, a cui Franz chiese di realizzare la copertina di Passpartù.
Fabrizio Salvetti