Ma tu ci vai al Lucca Comics (and Games)?

27 ottobre 2015 Teo Benedetti

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Ho sentito questa frase a inizio primavera.
Ero su un vagone di studenti, affollato quanto basta, e due ragazzi accanto a me – uno intento a leggere un fumetto, l’altro con lo sguardo piantato su un libro fantasy – si sono messi a parlare.
Dopo i classici convenevoli di approccio, è spiccata questa domanda.
Hanno parlato del Festival, di cosa c’è e non c’è e di cosa potrebbe esserci.
E questa domanda mi è tornata in mente stanotte mentre sfilavo con la mia bicicletta tra i padiglioni che sono spuntati ovunque in poco più di un mese.
Mi sarebbe piaciuto intromettermi nella conversazione e rispondere nella maniera più banale:
“Sì, io ci vado.”
Ci vado da sempre.
E continuerò ad andarci.
Per sempre.
Ci vado perchè posso incontrare i miei fratelli e le mie sorelle di quel mondo che è un po’ il mondo che vorrei ogni giorno.
Perchè posso abbracciarli e passare il tempo con loro…sempre troppo poco e sempre molto intenso.
E non importa che un anno sia passato: quell’abbraccio ce lo siamo dati alla fine del Festival precedente e sembra che l’ultima edizione sia finita solo da ventiquattro ore.
Ci vado perchè voglio anche l’abbraccio di infiniti sconosciuti che sorridono e si guardano incuriositi attorno.
Chi c’è già stato, chi la sa a memoria, chi viene per la prima volta.
Ci vado come tantissimi altri perchè può capitare di scambiare due parole con quell’autore famoso… sì, quell’autore che ti sembrava irraggiungibile.
Ci vado perchè, una volta, ho riempito una borsa con una serie a fumetti che amo, l’ho depositata davanti alla mia ragazza e ho sussurrato arrossendo:
“Per te.”
E il suo sguardo mentre sfogliava le pagine e sorrideva imbarazzata e felice non lo dimenticherò mai.
Come la camminata nei corridoi a chiusura, l’ultimo giorno, per cercare l’autore e stringergli la mano.
Per dirgli grazie, magari avere una dedica, una sorta di fotografia di quel momento di una bellezza intensa.
E no, non l’abbiamo trovato, ma è stata una bella “caccia all’uomo” mentre il Festival scivolava nel riposo che dura un anno.
Ci vado in una maniera ogni volta diversa – tutti i settori compongono i miei interessi quindi sono un crossnerd – e, da un po’ di tempo, sto dietro le quinte, lì dove si crea e si monta tutto e quando le porte si aprono e i visitatori accorrono, o si respira o si comincia a correre (di nuovo, fino in fondo).
Ci vado perchè mi rende felice, mi stanca in maniera letale, mi fa ammalare, correre, sudare, arrabbiare (raramente).
Ci vado perchè per quattro giorni l’anno – ogni anno – questo è il nostro Natale, il nostro Capodanno, il nostro party con un dresscode ben preciso: il buonumore.
Sì, il buonumore.
Quello che ti fa partorire idee in mezzo ad una strada affollata o ad un tavolo da gioco.
“Perchè non facciamo?”
“Perchè non inventiamo?”
“Si potrebbe fare…”
Certo, nella folla queste parole sono difficili da afferrare ma è una realtà viva quella che scorre nelle vene della mia città.
È creatività, è voglia di fare, è voglia di stare insieme e condividere passioni e sensazioni.
Terribilmente semplice?
Sì.
Favolosamente unico?
Sì.
Per questo vado a Lucca Comics & Games.

(Manca veramente pochissimo…)

di Teo Benedetti