Nonna, le preghiere han funzionato

31 ottobre 2014 Igor Mario Medved

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Dieci anni di Project Contest.
Dieci anni di sogni realizzati, di aspettative appagate ma anche dieci anni di critiche, di paure, di fatica.
Dal primo progetto che  vinse nel “lontano” 2005 , “Ford Ravenstock – specialista in suicidi” di Susanna Raule e Armando Rossi fino all’ultimo vincitore nel 2013, Silvia Vanni qualcosa è cambiato.
Non si partecipa al Project Contest solo perchè si desidera vincere un premio, si partecipa al Project Contest per mettersi in gioco, la giuria è il primo pubblico e con i suo insindacabile giudizio può decretare il trionfo o la disfatta di quello che per quasi tutti è un sogno nel cassetto gelosamente custodito e coltivato.
Il Project Contest è anche una lezione, gli errori vengono messi in luce e analizzati, lo sa bene il vincitore di quest’anno Andrea Fontana che con il suo “Villa Apocalisse” ha vinto il primo premio del concorso: “Ero già stato in finale lo scorso anno, all’epoca il mio progetto non piacque sicchè ho seguito i consigli della giuria e ho imparato dai miei errori, anche se ancora non ci credo di aver vinto questo premio!”.
Nonostante il concorso sia destinato a fumettisti emergenti sono diverse le categorie di partecipanti, non è solo il creatore del fumetto a partecipare, lo sono gli amici che aspettano fuori della sala dove si tiene la discussione e che magari si sono fatti ore di treno insieme a lui, partecipano i genitori a distanza oppure presenti in mezzo al pubblico.
Alla domanda: “a chi lo hai detto per primo?”, Andrea risponde tranquillamente: “A mia nonna, che non ha fatto altro che pregare perchè vincessi”.
Per molti partecipare a questo concorso significa provare ad entrare nel mondo del fumetto, vivono il colloquio con la giuria come se fosse un colloquio di lavoro, per altri è l’opportunità di imparare e migliorarsi e vincere diventa il coronamento di un sogno, alcuni vincono e continuano a disegnare fumetti, altri semplicemente smettono.
E poi ci sono quelli che ci riprovano di nuovo come Andrea che il giorno dopo la vittoria si gode l’evento con occhi diversi, perchè ora in qualche modo è entrato in punta di piedi in questo mondo che prima poteva solo guardare da fuori sbirciando.
“Dunque adesso puoi definirti un fumettista Andrea?” domanda cui il ragazzo risponde seraficamente: “Preferisco definirmi un fumettando, il processo di trasformazione ancora non è concluso, è appena iniziato”.

di Igor Mario Medved