Tra palco e realtà

19 dicembre 2014 Igor Mario Medved

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“Siam quelli là siam quelli là siam quelli là.
Quelli tra palco e realtà”

Non c’è concetto migliore di quello espresso dalle parole di Ligabue per descrivere l’atmosfera intorno al palco di Lucca Comics & Games. Un settore particolare della manifestazione, un luogo fisico e ideale che riesce a radunare in un unico microcosmo un pubblico fatto di individui più disparati. Musica, cosplayer, zombie, robot…
Si viene a Lucca Comics & Games perchè qui si può dar libero sfogo alle proprie passioni, velleità artistiche o semplicemente divertirsi. Si sta davanti al palco perchè è qui che lo spettacolo prende forma. E chiunque vi passi davanti non può fare a meno di fermarsi un attimo, attratto dal caleidoscopio di luci e persone. Si prende un bel respiro, si guarda l’orologio: bisogna andare, il nostro autore preferito tra qualche minuto incontrerà il pubblico, ma cè tempo, il tempo di una sola canzone e poi andiamo.
I minuti passano, quella singola canzoncina ci riporta alla nostra infanzia, sorridiamo e ridacchiamo ma poi ci viene da arrossire non appena ci accorgiamo che un piede sta battendo il ritmo e mentre ci voltiamo sperando che nessuno se ne sia accorto, ci rendiamo conto che dietro di noi la folla si muove come un’onda di marea al ritmo di quella canzonetta “per bambini”.
È un attimo: il resto del corpo perde i suoi legacci e cominciamo a cantare a squarciagola… sono passati venticinque anni dall’ultima volta che la sentimmo eppure la ricordiamo come fosse ieri!
E non esistono più l’imbarazzo o l’età perchè qualcuno a nostra insaputa ha premuto il tasto ON delle nostre emozioni assopite, il mondo intorno cambia, ci facciamo satelliti di questo colorato pianeta e tutti insieme danziamo all’unisono come fiammelle di tante candele, ognuna scaldata dal fuoco dell’altra.
La musica finisce e le luci si spengono, sembra passato un attimo.
Prendiamo il nostro smartphone, il wifi di Devitalia c’è e funziona e allora controlliamo se qualcuno dei nostri amici è nei dintorni, postiamo su Facebook una foto di questo angolo di paradiso, twittiamo un verso della sigla che abbiamo sentito. Poi torniamo a indossare i panni della nostra normalità e ci allontaniamo.
Fischiettiamo quella canzoncina con una certa nostalgia, ma è una nostalgia piacevole perchè anche se è vero che i momenti passati non ritornano, la felicità poterli ricordare, anche solo una volta l’anno, non ha prezzo.

di Igor Mario Medved