Avere vent’anni (e basta) #04
Se dovessi raffigurare in un’immagine simbolica i vent’anni di età, mi immaginerei una ragazza in jeans che a tette nude sbaracca il mondo. Delacroix aveva colto nel giusto.
Avere vent’anni è mitico, avere vent’anni è irriverenza, è quando tutto sembra possibile.
Quelli di vent’anni a volte fanno cose che gli altri ritengono impossibili. È che loro non sanno che sia impossibile e riescono a spingere il limite oltre l’immaginazione di chi vent’anni non li ha più. Lucca Comics & Games, a vederla oggi, sembra che abbia vent’anni da una vita.
Avere vent’anni è avere vent’anni, il resto è relativo.
Per questo i lucchesi, pur noti al mondo per il loro garbo, al solo sentire qualcuno che dice “Vent’anni”, esclamano: “Vai a topa!”. Non per un malsano machismo, non per sessismo ma proprio perché a vent’anni è obbligatorio godersi la vita senza pensieri.
Esistono però anche i vent’anni di quel ragazzo che, ingiuriato dalla vita, ha avuto la fortuna di trovare un paio di genitori che gli hanno realizzato una bat-sedia-a-rotelle per vivere da protagonista il suo Lucca Comics & Games.
Vent’anni, come l’assenza di rughe dei ragazzi che in fiera accolgono in maglietta rossa i visitatori. Vent’anni, come la faccia che ci vuole per dissacrare le ragnatele di idee ormai troppo vecchie per rimanere al potere. Vent’anni, come la solitudine impossibile di quell’acrobata che è una personalità in formazione.
Vent’anni, come la rivoluzione. Buona rivoluzione Lucca, anche da chi, come me, vent’anni non li ha più.
di Fabrizio Salvetti