Avere vent’anni (di meno) #01

30 ottobre 2014 Fabrizio Salvetti

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Se avessi vent’anni di meno avrei passato la notte prima di Lucca Comics & Games 2014 in modo epico: alcol a fiumi, feste e balli sfrenati, cornetto all’alba, tanto poi i tempi di recupero sarebbero stati brevi.
Il caso vuole che ne abbia venti di più e che ieri sera abbia chiuso gli occhi appena finiti gli highlights dell’infrasettimanale di campionato, essendo comunque già in debito di sonno.
Se avessi vent’anni di meno sarei equipaggiato con un jeans e una maglietta, a mo’ di Nino D’Angelo. Il mio bagaglio attuale è composto da: deodorante per ovviare alla deriva ascellare, doppio calzino perché i piedi sudano e mi viene il raffreddore, abbigliamento rigorosamente a “cipolla” contro l’escursione termica, doppio set di fazzolettini di carta, berretto e sciarpina.
Se avessi vent’anni di meno ci proverei spudoratamente con tutte le bellezze in fiera, a partire dalle social girls che pinterestano, twittano e affollano le strade munite di iPad, smartphone e diavolerie wi-fi. Allo stato attuale mi limito a osservare che le social girls sono talmente social da non staccarsi mai dai loro apparecchi: in pratica sono asocial, a meno che non si provi a taggarle.
Avessi vent’anni di meno impazzirei per Thor e troverei un mucchio di soldi da spendere in arretrati. Adesso centellino gli spiccioli per far fronte alle richieste di giochi e fumetti di mio figlio.
Avessi vent’anni di meno disdegnerei tutti i giochi in cui non si suda. Oggi – giocoforza – con sciatica e discopatie, rivaluto i giochi “statici”. Per questo ho deciso di andare a conoscere un altro illustre quarantenne: Dungeons & Dragons.
L’occasione è la partita organizzata con Jeremy Crawford nei sotterranei di Villa Gioiosa.
Scendo gli scalini e m’immergo in una magia: un adulto con l’aspetto di un ragazzo e sei giocatori. Questi magnifici sette mi accolgono con un sorriso e noto subito che fra di loro non c’è barriera: parlano, gesticolano, si scambiano idee e consigli in un’atmosfera di incredibile cordialità. C’è Crawford, un guru, e ci sono sei ragazzi da tutta Italia, eppure sembra una tranquillissima serata fra amici.
Quest’atmosfera mi fa capire che D&D non è una passione, non è un gioco, è una lingua. Della lingua ha la caratteristica di far sentire “amici” coloro che, all’estero, riconoscono qualcuno che parla un idioma caro.
Scorrono i minuti fra spiegazioni su armi, energia, danni, azioni bonus, fino a quando uno dei sei, quello che porta la fede al dito esclama: “Morirò in un modo bruttissimo”, cui segue risata collettiva.
D&D è un po’ come la Bibbia: necessita di un’esegesi, e qui Crawford è interprete ufficiale, biblista cordiale e generoso che invece di pontificare dialoga. Avessi vent’anni di meno li considererei un po’ sfigati questi che prima di giocare discutono per 60 minuti sulle regole di un gioco che già conoscono. Eppure apprezzo, colgo la bellezza di questo clima in cui sconosciuti si trovano improvvisamente amici al semplice suono di una lingua comune.
Sono immersi, fuori dal resto della vita; sono pronti a definire strategie articolate; sono aperti verso l’immateriale, circondati da poteri magici; sono rapiti dal gioco.
Avere vent’anni di più non è male, se sei a Lucca Comics & Games.

di Fabrizio Salvetti