Crossplay

1 novembre 2015 Igor Mario Medved

Crossplay

Discorsi vari ed eventuali che si possono sentire quando arriva l’autunno:

– Ci vieni a Lucca?
– Certo che vengo e tu?
– Dipende, devo vedere se riesco a finire il cosplay.
– Tu che cosplay porti?
– Io porto Daenerys e tu?
– Io porto Lady Oscar e tu?
– No io quest’anno porto Misato Katsuragi da Evangelion…
– Ma è una donna?
– Beh allora? Son pure dimagrito quest’anno e se mi depilo le gambe faccio pure la mia figura dai!

Poteva capitare da piccoli in effetti che nel gruppetto qualcuno volesse fare la principessa e qualcuna il pirata,  chissà perché si pensava che un personaggio di sesso diverso avesse più possibilità. Insomma si rideva un poco e se non si accettava questo compromesso si giocava a qualcos’altro.

Grazie al cosplay possiamo essere il nostro eroe preferito, il personaggio che fino a ieri era relegato fra le pagine di un fumetto o nello schermo della tv oggi rivive nel costume che indossiamo.

Grazie al crossplay non ci poniamo nemmeno più il problema del sesso del nostro eroe!

Ma cos’è il crossplay?

Nato dalla fusione delle parole crossdressing e cosplay indica un particolare tipo di cosplay caratterizzato dall’interpretazione di un personaggio di sesso diverso dal proprio.

Contrassegnati dalla sigla MtF (Male to Female) o il contrario, l’importante è che sia l’opposto.

Storceranno il naso i benpensanti ma in Giappone è un fenomeno ormai consueto, personaggi come il cantante Mana, gothic lolita di sesso maschile hanno fatto del crossplay caratteristica principale della loro immagine e già da tempo i crossplayer hanno abbandonato i confini del Sol Levante prendendo piede anche nel resto del mondo.

Ovviamente, considerata l’indole dissacrante dell’animo occidentale, in Europa il crossplay ha una valenza soprattutto ironica, condannata in toto dai puristi cosplayer, per quanto in effetti sia divertente.

E così in mezzo a supereroi dagli addominali di marmo e seducenti criminali dalle movenze feline si aggiungono fatine dal portamento ursino con il petto piatto e qualche pelo di troppo, sirenette dai capelli fluenti e il pomo d’Adamo e giovani elfe con i mustacchi.

– Carina quella Sailor Moon, vero?
– Beh si, il costume è molto bello ma c’è qualcosa che mi convince poco sai?
– Ti riferisci alla barba? Eh vabbè però è curata dai…

Si desidera sempre essere quello che non si è a volte per gioco a volte sul serio, è questione di scelte e di possibilità.

In fin dei conti è bello poter diventare quello che si vuole, giocare sulla diversità, creare, mischiare, fondere e confondere, stupire l’osservatore con ironica ambiguità, insomma è bello giocare, a Lucca Comics & Games si può.

Lucca Comics & Games è una delle tante “isola che non c’è” dove lui, se lo vuole, può essere una sirenetta.

 

Di Igor Mario Medved